Lo Spirito delle Vie Francigene

Un unico spirito accomuna tutti i camminatori

turisti, sportivi e pellegrini

Perchè fare una simile esperienza?

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Tante sono le "vie francigene"

La descrizione fatta dal monaco Sigerico nel suo “itinerarium” è uno dei pochi documenti che parlano della Via Francigena, ma nella realtà la Via Francigena non è mai esistita, anche se Dante Alighieri la cita come uno dei tre percorsi della fede, insieme al Cammino di Santiago e al Cammino per Gerusalemme.
Dopo la caduta dell’impero romano le vie consolari andarono in disuso. Cessò ogni manutenzione e nessuno costruì nuove strade. La decadenza di Roma e l’assenza di un’autorità centrale favorì un vero e proprio saccheggio delle strade esistenti. Anche l’idea della Via Francigena andò nel dimenticatoio.
Soltanto negli ultimi anni si è sviluppato un progetto per ripristinare l’antico percorso.
Il tratto italiano, ricostruito recentemente dall’Associazione delle Vie Francigene, inizia al Gran S.Bernardo ed arriva a destinazione dopo circa 920 km suddivisi in tappe da percorrere a piedi o in bicicletta.
Ma la Via Francigena non è solo un itinerario, non è solo un pellegrinaggio, non è solo un tragitto da percorrere.
L’esperienza della via Francigena è una “idea nuova” e rappresenta una vacanza alternativa, alla ricerca delle bellezze artistiche e naturalistiche disseminate lungo il percorso. Se non fosse troppo ambizioso, qualcuno la potrebbe chiamare una “vacanza intelligente”.
La Via Francigena rappresenta:
- Un turismo alternativo (turismo verde e turismo cosiddetto “lento”)
- Un percorso di fede
- Un impegno sportivo
- Un contatto diretto con la natura
- Un esercizio di ecologia e difesa dell’ambiente
- Un’attenzione verso l’Arte e la Storia
- Un’esaltazione della bellezza
- Un elogio del recupero e del restauro
- Un esempio di sobrietà
- Un esempio di sostenibilità
- Una difesa delle tradizioni
- Una rivolta contro l’oblio
- Un’espressione della “decrescita felice”
Solo la lentezza che era una caratteristica di quel mondo che non c’è più, può aiutarci a capire e a riscoprire. Solo la lentezza del camminare può ridare la vista ai nostri occhi troppo abituati a guardare senza realmente vedere”.
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Naturalmente camminare significa soprattutto andare a piedi, ma oggi si intende turismo lento anche andare in bicicletta. Andare in bicicletta: per sentieri, viottoli, stradine e boschi dà le stesse sensazioni …..ma è più divertente.
Della Via Francigena si deve apprezzare soprattutto lo “spirito”, perché essa non è rappresentata solo dal tragitto che da Canterbury arriva Roma, ma sono tutti quegli itinerari che hanno:
- Una meta particolare;
- Un significato storico, culturale, religioso o naturalistico.
Lo “spirito” della Via Francigena significa un nuovo modo di intendere: turismo, sport e tempo libero. Insomma è un nuovo modo di fare cultura.
Abbinare la parola cultura a quella di vacanze, attività sportiva e tempo libero, potrebbe irritare qualche benpensante. E’ un discorso che potrebbe essere tacciato di snobbismo o di retorica, ma sarebbe ora di togliere ogni aspetto di seriosità e severità al concetto di “cultura”.
L’arte, la storia, l’architettura e qualsiasi altra forma di cultura, potrebbero essere meglio apprezzate se affrontate con gioiosità e leggerezza.
Ciò che può unire il turismo, lo sport ed il tempo libero alla cultura: è la ricerca del bello. Meglio se è fatto con gioia.
La bellezza, è stato detto, sarà la salvezza del mondo.
Gli esempi negativi che ci vengono dal mondo dello sport potrebbero smentire l’affermazione che “lo sport è cultura”. Invece oggi tale affermazione è più vera che mai se insieme alla gioia e con libertà si coniuga lo sport con il gioco.
In Italia ce ne potrebbero essere tante di vie francigene, a partire dalla riscoperta delle antiche vie consolari romane ormai quasi interamente cancellate e depredate.
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Paolo Rumiz in un suo reportage “alla ricerca dell’Appia perduta” pubblicato su La Repubblica ha scritto: “Roma era le sue strade e quando Roma decadde, decaddero le strade. Le parti basse impaludarono, la manutenzione cessò, briganti e avidi esattori di pedaggi resero i viaggi insicuri e l’uomo medievale tornò ad infrattarsi nelle terre del lupo e del cinghiale, tra boscaglie e dirupi, lungo le vie contorte dei pellegrinaggi e dei pastori ……….. Anche l’Appia decadde e divenne miniera. I possenti cippi miliari furono espiantati, i lastricati spolpati, le tombe e i mausolei depredati.
E’ sempre valido il detto: “Quello che non fecero i barbari fecero i Barberini”.
Paolo Rumiz nel suo racconto sull'Appia Antica ha, inoltre, scritto: “Non potevamo rassegnarci all’idea che proprio l’Italia non avesse strade romane percorribili. Ci mandava in bestia che proprio la “Regina Viarum” si perdesse nel nulla.
E’ l’Appia la grande scommessa di Roma. Non il Colosseo o la Domus Aurea, già intasate di folla, ma la percorribilità ritrovata della prima via del Continente.
Le antichità, però, danno fastidio a molti cosiddetti modernisti e soprattutto ad imprese, progettisti e amministratori pubblici che le considerano un intralcio alla loro incessante opera di cementificazione, alla loro idea del fare. Trascurando troppo spesso di “fare bene”.
Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che per l’Italia le antichità rappresentano un’opportunità da utilizzare sempre di più e sempre meglio.
Tra le varianti italiane alla Via Francigena possiamo citare il cammino di S. Michele Arcangelo che lungo la dorsale Adriatica, passando per il Gargano, arriva fino a Gerusalemme.
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Innumerevoli sono in Italia i percorsi della fede tra cui il cammino di S. Paolo che da Pozzuoli porta a Roma, il cammino di S. Tommaso, senza dimenticare i cammini di S. Francesco e di tanti altri predicatori.
Non mancano, però, itinerari storici e naturalistici altrettanto importanti:
- Il percorso della “Grande Guerra” nelle Dolomiti
- Le strade bianche lungo le colline del Chianti
- I sentieri lungo le golene del Po
- La ciclabile lungo l'Adige
- I tratturi abruzzesi dove: “i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare
- La Valle delle Abbazie, sempre in Abruzzo, lungo il fiume Vomano
Ma l’elenco sarebbe troppo lungo.
Insomma, se al cammino di Santiago di Compostela arrivano ogni anno centinaia di migliaia di pellegrini da tutto il mondo, se le piste ciclabili del nord Europa sono affollatissime di turisti, noi, in Italia, abbiamo migliaia di cammini, di percorsi tutti interessanti, con una storia, una sua bellezza e con un suo significato specifico.
Perché, poi, quello che è importante in questa idea è proprio il significato che vogliamo dargli. Sono tanti e tutti diversi i motivi per fare un'esperienza di turismo lento.
Considerando che molti lo fanno per seguire la moda e per imitazione (poter dire: “c’ero anch’io”) ciò che accomuna tutti i camminatori e i cicloturisti è lo “spirito” con il quale si affronta una simile impresa.
Per fare una simile esperienza, sia a piedi che in bicicletta, non occorrono grandi mezzi e una grande organizzazione. E’ sufficiente una grande passione e una grande voglia di ricerca.
Chi dovrebbe percorrere la Francigena? Secondo Cristina Menghini, accompagnatrice turistica lungo il cammino: “Tutti gli italiani dovrebbero fare questa esperienza. Quel percorso è una poesia d’amore verso l’Italia.
L’emozione di un simile viaggio deriva dal camminare sulle orme di chi è venuto prima di noi. Un viaggio che unisce sacro e profano, lontano dai canali offerti dai “tour operator”.
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Con il Giubileo la via Francigena ha avuto un notevole sviluppo sarà percorsa da molti turisti e pellegrini. Potrebbe rappresentare la definitiva scoperta di questo itinerario unico nel suo genere.
Potrebbe essere il motivo strascinante per la diffusione anche in Italia del turismo lento. Perché la V.F. raggiunga il successo del Cammino di Santiago (ma è proprio augurabile?) ci sarà ancora molto da fare. Ciò che è stato fatto in Toscana è un buon inizio, ma si rende necessaria la realizzazione di maggiori strutture ricettive a basso costo, punti di ristoro e di approvvigionamento di acqua, senza trascurare un coordinamento tra le strutture disseminate lungo il percorso, affinché il viaggiatore si senta accompagnato fino alla meta.
E’ sperabile che lo spirito della Francigena si possa diffondere e contribuisca a convincere le istituzioni politiche e sociali a dare più importanza al turismo lento, al turismo alternativo e dare incremento alle tante iniziative tendenti alla realizzazione di piste pedonali e ciclabili. MA ATTENZIONE!!!! Di progetti sulle piste ciclabili ce ne sono tanti in tutta Italia: dal nord al sud. Le piste ciclabili oggi sembrano di moda, politici e amministratori pubblici ci si stanno “buttando” a capofitto, hanno subodorato l’affare.
Questi progetti prevedono, quasi sempre, opere imponenti e grandi investimenti, tradendo molto spesso il concetto di turismo lento. I nostri amministratori e i loro progettisti dovrebbero fare la via Francigena, prima di mettere in cantiere nuove iniziative.
In Toscana è stato realizzato un percorso di circa 200 km (dal passo della Cisa fino a Radicofani) tutto in armonia con il paesaggio e senza opere faraoniche. Si attraversano fiumi, torrenti, canaloni. Si costeggiano e si attraversano grandi vie di comunicazione, ma non si vedono strutture impattanti (occorre considerare che la Val d’Orcia è patrimonio dell’UNESCO).
Anche nel Lazio la situazione non è diversa, anzi. Entrati nel Lazio si nota meno la mano dell’uomo e, forse, c’è un po’ di trascuratezza, ma il percorso della Francigena nel Lazio non è meno suggestivo.
Bisogna dire che un percorso come la Via Francigena può essere affrontato con diverse motivazioni e, per chi non ha impedimenti fisici, può essere fatto a qualunque età e con modalità diverse. Sia che si faccia con animo da pellegrino, di sportivo, di turista o di semplice curioso, si ritorna a casa arricchiti di bellezza, di storia e di …..cultura.

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Giugno 2015