La Via Francigena rappresenta una delle tre vie della fede, insieme al Cammino di Santiago e la Via per Gerusalemme. Dal 19 al 23 maggio l’ho percorsa da Siena a Roma insieme ad un gruppo di cicloturisti. Eravamo in venti ed ognuno aveva una motivazione diversa, anche se c’era in comune il richiamo turistico-sportivo e la passione per la bicicletta.
Anche oggi si può percorrere la via Francigena con animo di fede. Il percorso è seminato di simboli religiosi e la meta finale rappresenta la centralità del cristianesimo. Senza voler dissacrare il simbolo spirituale della via Francigena, non si può trascurare, però, il suo significato profano e il suo valore sociale.
Un nuovo modo di viaggiare, un turismo molto lontano da quello consumistico. Un “turismo lento”, un turismo che privilegia la curiosità, l’amore per la storia e l’arte, l’interesse verso l’ambiente e la natura, accumunati ad un ponderato impegno sportivo.
La via Francigena è un itinerario che da sempre ha contribuito ad unire l’Europa e questo ruolo diventerà sempre più importante, oggi potrebbe rappresetare un volano per lo sviluppo del turismo alternativo.
Uno dei significati più importanti, per chi lo percorre a piedi, è rappresentato da quell’ospitalità spartana che permette di apprezzare meglio la bellezza di un viaggio che riesce a riportare indietro nel tempo; mette in evidenza la sintonia e la complicità tra “pellegrini” che non si riuscirà mai a provare né su spiagge assolate né sulle migliori piste da sci.
La via Francigena potrebbe anche rappresentare un'occasione di sviluppo del cicloturismo in Italia ad imitaziome delle grandi piste ciclabili del nord Europa.
Operatori turistici, assessori e ministri nel valutare l’enorme importanza che riveste oggi il turismo e rivestirà sempre più nel futuro, dovranno considerare che, in un epoca in cui i trasporti e i lunghi viaggi sono facilitati e sono alla portata di tutti, il turismo di massa sarà sempre più globalizzato e l’Italia dovrà competere con l’intero mondo. Il nostro paese dovrà, pertanto, mettere a frutto il patrimonio storico-artistico e naturalistico di cui siamo i maggiori beneficiari. E’ necessario utilizzare questo patrimonio mediante una intelligente protezione dei beni e renderli usufruibili, perché costituisce e costituirà sempre più la materia prima più importante della nostra economia. Cercando, almeno una volta, di coniugare insieme: patrimonio culturale e risorse economiche.
Spiagge esotiche e piste da sci super attrezzate sono offerte a prezzi sempre più concorrenziali in varie parti del mondo. Il patrimonio artistico da noi posseduto è, invece, quasi monopolistico. Possiamo offrirlo soltanto noi! Potremo finalmente dimostrare che con la “cultura si mangia” e che investire in cultura non è una spesa inutile anche dal punto di vista economico. Questa “innovazione” sembra lapalissiana, ma è ostacolata dal turismo di massa, dai grandi progetti e dalla scarsa inventiva degli operatori.
L’esperienza della via Francigena è motivo di crescita per tutti. La suggerisco soprattutto ai giovani più sensibili e alla ricerca di novità. Infatti “
camminare è un po’ anche disobbedire al conformismo e alle cattive abitudini della pigrizia e del consumismo”.
E’ stata veramente lungimirante l’opera dell’Associazione Europea delle “vie Francigene” nel ripristino dell'intero percorso dal Gran S.Bernardo fino a Roma, ricostruendo l’itinerario descritto dal monaco inglese Sigerico. Il nome “Francigena” con il tempo fu sostituito da quello di “Romea” perché le provenienze erano diverse ed il tracciato era indefinito, mentre unica era la sua destinazione: Roma.
Una delle tante varianti passava lungo la costa Adriatica e collegava tre santuari intitolati a S.Michele Arcangelo. Il santuario di Monte S.Angelo nel Gargano insieme a quello di Mont-Saint-Michel in Normandia e alla Sacra di San Michele in Val di Susa rappresentano i tre luoghi sacri allineati lungo una retta che, prolungata in linea d’aria, conduce a Gerusalemme. Una caratteristica dei tre luoghi sacri è che si trovano a 1000 km di distanza l’uno dall’altro.
Di alternative alla via Francigena in Italia ce ne possono essere molte, la storia ci potrebbe venire in aiuto per ripristinare antichi percorsi.
Proprio in Abruzzo sarebbe possibile ideare itinerari che ci riportino al passato e riscoprire innumerevoli siti di età preistorica, classica, medievale e rinascimentale. Riscoprire i culti, le tradizioni e le usanze, cercando di valorizzare ciò che resta o che siamo riusciti a mantenere della nostra storia, prima che la forsennata scure della speculazione edilizia e la miopia dei nostri amministratori pubblici completi l’opera di distruzione.
Le vie della transumanza, le antichità piceno-aprutino e romane, i monasteri, gli eremi e i borghi medievali, molti sarebbero i luoghi da riscoprire e valorizzare. Poco, però, si è fatto e si sta facendo per conservare quello che rappresenta uno dei nostri tesori, più o meno nascosti, e che rischiano di andare in degrado. Anche l’Abruzzo è carico di storia ed inoltre esso rappresenta la regione verde d’Italia con numerosi siti ed itinerari naturalistici. Le peculiarità della nostra regione sono poco conosciute dagli operatori turistici nazionali ed internazionali, ma viene il dubbio che non siano conosciute anche dagli operatori turistici locali e, soprattutto, dai nostri amministratori.
In alternativa al turismo consumistico, il "turismo lento" si può abbinare al turismo religioso, al turismo culturale, al turismo gastronomico, al cicloturismo e si potrebbe adattare al territorio abruzzese in maniera perfetta sia per la sua configurazione, per i suoi luoghi e le sue tradizioni.
maggio 2015