LA VIA DEGLI DEI - 2° Tappa: Monzuno - S.Piero a Sieve

dislivello positivo m. 1.441 - dislivello negativo m. 1.845
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La colazione consumata al b&b Lodole è stata all’altezza del suo ambiente gradevole e accogliente. Per le 8.30 di venerdì 26 aprile siamo tutti pronti per affrontare la seconda tappa. Mattia e Giovanni ci informano che sceglieranno il percorso in base alle difficoltà del terreno che andremo a incontrare. Alternative al percorso classico ce ne sono diverse e sono tutte interessanti. Per evitare il primo tratto asfaltato di salita dalle Lodole al paese di Monzuno saliamo tutti sul furgone di “e-xplora”. Del resto questo primo tratto sarebbe fuori dal percorso ufficiale.
Iniziamo la seconda tappa dalla piazza principale di Monzuno da dove si può ammirare il bel panorama sulla Valle del Savena.

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La partenza è condizionata da un inconveniente alla bici di Mattia che è costretto a richiamare l’aiuto del furgone per la sostituzione di una maglia della catena che si è rotta. Lasciamo Mattia che ci raggiugerà lungo il percorso e partiamo verso il Monte Santa Croce (circa 1000 metri), arrivati al Poggio S.Croce possiamo ammirare un ampio panorama sull’Appenino emiliano che spazia dal Monte Cimone al Cusna. Si prosegue per Monte Galletto (950 s.l.m.) dove è situato il Parco Eolico costituito da quattro gigantesche pale talmente imponenti che mettono una certa soggezione. Lasciati i giganti dalle lunghe braccia, scendiamo verso Madonna dei Fornelli, una delle tante frazioni posizionate lungo la “Linea Gotica” a 800 metri s.l.m.. Il suo nome deriva dalla devozione per la Madonna della Neve e dal ricordo dei fornelli accesi dai carbonai per bruciare lentamente la legna ed ottenere il carbone. Approfittiamo della presenza di un bar per la sosta di mezza mattinata e proseguiamo poco dopo verso il Monte dei Cucchi a 1103 metri di altitudine. Continuando a salire arriviamo al quadrivio di Pian della Balestra, a circa 30 chilometri da San Benedetto Val di Sambro balzato agli onori della cronaca per i due attenti al treno “Italicus” nel 1974 e al rapido 904 nel 1984. Uno di stampo neofascista e l’altro ad opera della mafia di Tommaso Buscetta e Totuccio Contorno. Oltrepassato il quadrivio siamo arrivati alle "Banditacce", punto di massima quota di tutto il percorso a 1204 metri di altitudine.
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Qui, appesa a un albero, abbiamo trovato una piccola campana e, rispettando una vecchia tradizione, l’abbiamo suonata tutti come buon auspicio per l’intero percorso. Dalle Banditacce, naturalmente, abbiamo cominciato gradualmente a perdere quota e in località “Poggiaccio” abbiamo superato il punto intermedio della “Via degli déi”. Poco più avanti le nostre guide ci invitano a lasciare le nostre bici e avviarci per un breve pendio fino a scorgere uno dei tanti tratti della “Flaminia Militare”, l’antico basolato romano riscoperto dagli archeologi Cesare Agostini e Franco Santi nel 1979.
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Proseguendo su tratti sterrati intervallati da strade asfaltate arriviamo al Passo della Futa dove ci fermiamo all’ingresso del cimitero militare tedesco. Al Passo della Futa nasce il fiume Santerno che passando per Fiorenzuola e Imola, finisce la sua corsa gettandosi nel Reno.
Superato il Passo della Futa si entra nel ”Mugello un territorio che parla di storia e di arte. Qui sono nati toscani illustri: Giotto, il Beato Angelico e Andrea del Castagno. Il Mugello è un territorio tutto da scoprire! Il paesaggio è molto vario, vede alternarsi zone pianeggianti, tratti collinari ed aree di montagna. “Il Mugello è terra di sfumature e atmosfere ovattate dalla nebbia, non ama i toni forti, le asprezze, i contrasti. È come dire che il bello è nel codice genetico di questi luoghi, di questa gente.” Il Mugello è anche la terra di origine dei Medici, una famiglia di umili origini che prende il nome da un antenato medico. Una volta il mestiere di medico era completamente diverso dalla professione attuale. Si distinguevano i medici che studiavano il corpo umano facendo sperimentazioni soprattutto su cadaveri e l’attività chirurgica che era praticata dai cerusici, perché il “giuramento di Ippocrate” vietava ai medici di eseguire il taglio, cioè l’atto operatorio. “La figura del cerusico compare nel corso dell'Alto Medioevo, epoca in cui l'attività chirurgica viene relegata nelle mani di figure minori: barbieri, norcini, ambulanti”. (da Wikipedia) Si ricorreva ai cerusici anche per l’estrazione dei denti, mentre i medici erano specializzati nei salassi che era un’attività molto vicina alla superstizione e alle scienze occulte. Insomma l’attività di medico si confondeva con quella della fattucchiera e dello stregone. La famiglia Medici da un piccolo borgo del Mugello è arrivata a dominare lo scacchiere politico italiano ed europeo per molti anni e che, legata a grandi nomi di artisti, è stata artefice del Rinascimento Italiano.
Lasciato il passo proseguiamo lungo il percorso e lasciata la strada asfaltata affrontiamo l’impegnativa salita alla Croce di Monte Gazzara. Attraversando una faggeta arriviamo alla radura del "Passo dell’Osteria Bruciata"a quota 910 metri. Vicino ad una stele di pietra triangolare troviamo alcuni ceppi di legno con l’indicazione di numerosi sentieri con le relative destinazioni. Siamo all’interno di un fitto bosco, ma certamente qui è difficile perdere la strada.

C’è una leggenda sul Passo dell’Osteria Bruciata che, naturalmente, non conoscevo, l’ho scoperta facendo le mie ricerche e, come tutte le leggende, è nata dalla fantasia popolare ma con il tempo ha cominciato a far parte della storia del territorio.
Nel medioevo il passo si trovava sulla più importante via di comunicazione che collegava Firenze a Bologna (e questa è storia vera). In prossimità del passo si trovava un’osteria che serviva appunto per rifocillare e ospitare i viandanti. La leggenda vuole che i gestori di questa osteria fossero soliti, nella notte, rapinare e uccidere alcuni di questi viandanti, e poi servire la carne dei malcapitati agli ospiti dei giorni successivi. Un giorno però, arrivò alla locanda un frate, che decise di non fermarsi per la notte, visto che era ancora presto, ma di acquistare solo un po’ di carne e di continuare il viaggio. Una volta fermatosi, mentre si accingeva a cuocere la carne, si accorse della presenza di pidocchi di tipo “umano”, capendo così che si trattava di carne umana. Decise quindi di raggiungere subito il paese più vicino e raccontare l’accaduto. Da qui, nella notte stessa, partì un gruppo di abitanti che impiccò l’oste e la sua famiglia e dette alle fiamme l’osteria.


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Si tratta di una leggenda, ma non dobbiamo sottovalutare le leggende tramandate di generazione in generazione perché anche la storia “ufficiale” si fonda molto su fatti non suffragati dalla relativa documentazione perché fino all’invenzione della stampa gran parte dei documenti, scritti a mano in maniera rudimentale, sono andati perduti. Si può dire, senza ombra di smentita, che molti fatti storici siano frutto di “invenzione poetica”. Si dice anche che ”la storia la scrivono i vincitori”.
Lo sviluppo della ricerca storica e archeologica negli ultimi tempi ha utilizzato metodi e tecnologie avanzate. Nel campo della datazione, nuove sofisticate tecniche furono messe a punto nel secolo scorso con la misurazione del decadimento radioattivo con l’uso del metodo del radiocarbonio (o carbonio-14). Più recente è l'utilizzazione delle datazioni con il potassio-argon, con l'uranio-piombo, con le tracce di fissione, che hanno assunto grandissima rilevanza specialmente nell'ambito della ricerca preistorica. Lo studio del DNA ha dato l'avvio a sofisticate indagini sulle relazioni di parentela. Non secondario è stato, inoltre l’utilizzo dell’informatica che ha dato una spinta decisiva all'ingresso dei calcolatori nell'indagine archeologica e storica. Insomma, si può dire che oggi sia più difficile per i “vincitori” scrivere la storia a proprio piacimento. Lo sviluppo di nuovi metodi di ricerca, un domani, potrebbe addirittura modificare una parte della storia conosciuta.
Il "Passo dell’Osteria Bruciata", che prende il nome dalla leggenda, è un importante punto di riferimento della Via degli déi, rappresenta l’incrocio tra il Passo della Futa, la Valle del Sieve e il Gioco di Scarperia. Al Passo del Gioco il 14 settembre del 1944 è avvenuto il primo sfondamento della Linea Gotica, che segnò l’inizio dell’esito finale della guerra. Noi prendiamo la mulattiera in direzione di Sant’Agata scendendo per il sentiero del CAI n. 46 e, oltrepassate Sant’Agata e Gabbiamo, siamo arrivati alla meta della seconda tappa: San Piero a Sieve. Dalle nuvole che si vedono in lontananza, per domani, non si prevede nulla di buono. In questi primi due giorni siamo stati fortunati, sono state due giornate splendide e il sole ci ha accompagnato rendendo più agevole il cammino.
A San Piero abbiamo alloggiata al b&b ”La Pieve” gestito da una coppia molto anziana che esercita la loro attività con impegno e dedizione. Dai loro occhi si capisce che lo fanno con piacere e direi anche con gioia.


Aprile 2024