LA VIA DEGLI DEI
La via appenninica da Bologna a Firenze Le motivazioni di un viaggio nell'Appennino Tosco-Emiliano
Ho attraversato numerose volte l'Appennino da Firenze a Bologna e viceversa. L'ho percorso in treno all'interno delle gallerie ferroviarie oppure in auto o in moto lungo l'Autostrada del Sole o deviando per le strade secondarie che si arrampicano sulle dorsali. Ricordo sempre con nostalgia l’esperienza fatta nel settembre 2020 percorrendo in bici le strade della “Dorsale Appenninica” da Firenzuola al Gran Sasso attraversando tutti i passi stradali più alti della Toscana, dell’Umbria, delle Marche e dell’Abruzzo. La pandemia del Covid 19 non era ancora terminata, ma in questi luoghi poco affollati eravamo al sicuro. Percorrendo in bici questi posti stupendi, trovavo mia moglie Gilda che in auto mi aspettava per il caffè di mezza mattinata, e per condividere il pranzo e la cena in qualche trattoria di paese.
Dopo aver scorrazzato in bici negli ultimi dieci anni lungo l'Italia centrale, mi è venuto il desiderio di conoscere la "Via degli déi" da Bologna a Firenze. Un cammino sia pedonale che ciclistico che scavalca l’Appennino. Considero questo percorso come la prosecuzione della “dorsale” fatta nel 2020.
Trattandosi di un cammino da effettuare in gran parte su sentieri montuosi a me sconosciuti, dovevo trovare un gruppo organizzato che mi consentisse di affrontarlo in bici. Fatte le dovute ricerche mi ha colpito il sito di "Appennino Slow", un'associazione specializzata nei cammini appenninici. La presentazione fatta nel sito internet mi è sembrata molto interessante e, pertanto, ho inviato subito la richiesta di partecipazione in seguito alla quale ricevo una telefonata da Mattia che si presenta come una delle guide. Era una telefonata interlocutoria che serviva per sondare sia l'interesse, sia le capacità dei partecipanti. Ho considerato questa telefonata come la conferma della serietà e della buona organizzazione di Appennino Slow. Mattia, dopo aver sottolineato alcune difficoltà del percorso, mi ha annunciato che prima di partire si sarebbe tenuta una chat in video fra tutti i partecipanti. Ho ritenuto che anche questa chat fosse un segno di serietà, non solo per lo scambio dei saluti e una prima conoscenza, ma anche per ricevere informazioni utili per la preparazione al viaggio.
Durante l’incontro in chat Mattia ci informa anche delle previsioni metereologiche che non erano delle più favorevoli. Era prevista pioggia nei giorni precedenti il nostro cammino e pertanto, avremmo trovato senz’altro del fango, rendendo più difficile il già duro percorso, in tal caso - ci dice Mattia - sono previste alcune alternative che saranno prese in base alla situazione del momento. Non nascondo che nei giorni precedenti la partenza ho controllato assiduamente le previsioni del tempo che non facevano sperare per il meglio. Non mi sono preoccupato più di tanto perché sono attrezzato per affrontare anche il cattivo tempo e confidavo nella competenza delle nostre guide.
Ho conosciuto un altro percorso chiamato "Via degli déi" che si snoda sulla Costa Amalfitana tra i contrafforti di Agerola e Positano. E' un percorso prettamente pedonale a causa di alcuni passaggi che, più che difficili, rappresentano dei veri e propri pericoli per la presenza di precipizi a picco sul mare. L’ho fatto a piedi qualche anno fa ed ero curioso di fare il confronto tra i due cammini. Posso dire che, nella loro diversità, sono entrambi affascinanti soprattutto dal punto di vista paesaggistico: uno caratterizzato dall’ambiente marittimo e l’altro prettamente montuoso.
Nell’organizzazione del viaggio scelgo di noleggiare l’e-bike per evitare il trasporto della mia bici. Decido di fare il viaggio per Bologna in treno, invece che in auto, perché ogni volta che mi è possibile preferisco viaggiare in treno. Consulto l’orario ferroviario in maniera tale di arrivare in tempo per fare un ampio giro prima di arrivare in albergo. A tal proposito prenoto un alloggio che dalla stazione di Bologna mi consenta di attraversare la città a piedi. Il centro di Bologna non è molto ampio e si percorre tranquillamente in meno di un’ora.
Il viaggio in treno mi permette di dedicarmi alle mie letture preferite: un giornale e un libro mi impegnano per tutto il tempo. Arrivo a Bologna intorno alle 15.00 e, dopo aver consumato al ristorante della stazione un’immancabile pasta con ragù alla bolognese, mi avvio a passeggiare per la città per raggiungere con tutta calma la zona del Parcheggio Staveco dove era fissato il punto di ritrovo con la comitiva dei cicloturisti. Nell’attraversamento di Bologna, oltre a una visita ai luoghi principali, volevo fare un sopralluogo al punto di ritrovo per arrivare puntuale alla partenza del giorno dopo. Un percorso di circa due chilometri che attraversa il centro della città. In prossimità del parcheggio c’è l’Ospitalità di San Tommaso che avevo scelto per pernottare.
Uscendo dalla stazione attraverso Porta Galliero e sono tentato di salire per la scalinata della Montagnola, ma decido di non fare deviazioni avviandomi direttamente lungo i portici di Via Indipendenza fino a Piazza Maggiore, passando per la Fontana del Nettuno. Fatto un ampio giro per le due piazze principali di Bologna, torno verso Via Rizzoli per dirigermi alle due torri: degli Asinelli e Garisenda. Mi ricordano le prime nozioni storico–geografiche degli anni scolastici. Ogni città resta impressa per qualche monumento o palazzo tipico, per me gli Asinelli e la Garisenda hanno sempre rappresentato la città di Bologna.
Dopo essermi soffermato un poco ad ammirare le torri proseguo nella mia passeggiata. Avendo verificato il percorso su google maps mi dirigo senza indugi per Via Castiglione e di fronte al liceo Galvani giro per il Vicolo S. Lucia arrivando all’Ospitalità dove prendo possesso della camera. Passo il resto del pomeriggio per completare la visita alla città e, dopo essere andato al Parcheggio Staveco (una vecchia caserma dismessa) rientro verso il centro storico e, attraverso la Porta Castiglione e i Tribunali, faccio una visita alla Basilica di San Domenico con una facciata di stile romanico, sormontata da un grande rosone. Come è mio solito nella visita di qualunque località dò la preferenza ai siti minori e poco conosciuti. La Basilica di San Domenico non è certamente uno dei simboli della città, ma ha attirato la mia curiosità perché fa parte del Convento Patriarcale di San Domenico che gestisce l'Ospitalità di San Tommaso.
Il complesso patriarcale di San Domenico costituisce un importante centro religioso, ma anche un centro culturale prestigioso vantando una Biblioteca rinascimentale, con i suoi 90.000 volumi, che oggi è sede della facoltà di filosofia e teologia. Nel XX secolo è stato istituito un museo che ha raccolto le numerose opere d’arte sparse per il monastero. L’interno della Basilica, che originariamente era romano-gotica, nel tempo ha subito diversi rifacimenti diventando completamente di stile barocco, tra cui spiccano i 102 scranni del coro ligneo. La Basilica è inserita tra la rinascimentale Cappella Ghisilardi e il Convento Patriarcale voluto da San Domenico di Guzmàn fondatore dei "padri predicatori" che, successivamente, con l’approvazione definitiva della regola presero il nome di “domenicani”.
Secondo il suo fondatore ogni frate è predicatore, viaggiatore, cooperatore, professore di teologia e conferenziere. I domenicani, infatti, sono conosciuti come un ordine prestigioso per la loro alta cultura. All’interno dell’ordine ci furono figure preminenti come San Tommaso d’Aquino e Santa Caterina da Siena. Fu “terziario domenicano” anche Giorgio La Pira, famoso politico cattolico del XX secolo. Eletto nella Costituente, fu sindaco di Firenze e più volte parlamentare. Per le sue idee fortemente sociali fu accusato di statalismo e di "comunismo bianco". Richiamandosi all'analisi keynesiana La Pira sottolineava: «Bisogna che lo stato intervenga direttamente con un piano organico di investimenti capaci di operare, a scadenze determinate, in graduale assorbimento della manodopera disoccupata: questi "massicci" investimenti costituiscono, del resto, uno stimolo efficacissimo per gli investimenti privati». Per La Pira la spesa pubblica non escludeva quella privata, ma era lo Stato che doveva assumersi la responsabilità di stimolare la domanda. In piena “guerra fredda” il terziario domenicano indice Convegni per la Pace e la Civiltà Cristiana. Convegni che, nelle cinque edizioni, vedranno la partecipazione ufficiale di molte nazioni. Scrive lettere personali a statisti di tutto il mondo sollecitando la fratellanza tra gli uomini. Un uomo “pio” (chiamato il sindaco santo) che a Firenze viveva umilmente nel Convento di San Marco, ma con una dinamicità unica nell’ambito sociale, politico e culturale.
Termino la serata nel ristorante dell’Ospitalità consumando un altro piatto tipico bolognese: i tortellini in brodo, nel rispetto della tradizione di Bologna la “grassa”.
Aprile 2024